Dimore reticolari sospese nello spazio come giardini fluttuanti; strutture impervie, eppure così rapidamente percorribili se contemplate all’interno di un universo virtuale, libero dai limiti imposti dalla forza gravitazionale. L’opera di Tomás Saraceno, tra architettura e ricerca di un equilibrio ecologico con il nostro pianeta.
Le opere di Saraceno (Argentina, 1973) esposte presso la Bonniers Konsthall, istituzione svedese per l’arte contemporanea, nascono da una feconda collaborazione stretta tra l’artista e altre figure professionali come ingegneri, architetti e astrofisici, solitamente estranee al mondo dell’arte.
In questo fecondo rapporto di prestiti e scambi interdisciplinari, gli studi sugli aracnidi forniscono un apporto fondamentale nella realizzazione di 14 Billions, imponente e suggestiva installazione site specific di 400 metri cubi, nella quale è riprodotto su vasta scala il modello della ragnatela della vedova nera.
La complessità del progetto ha richiesto un lavoro di realizzazione e di studio della durata di due anni, durante i quali l’artista ha approfondito le sue conoscenze sulla struttura delle ragnatele e su una particolare relazione che sembrerebbe intercorrere tra esse e la struttura dell’origine dell’universo descritta attraverso i modelli cosmologici sviluppati dagli astrofisici del Virgo Consortium all’interno del progetto millennium simulation; un programma di simulazione particellare sulla distribuzione della materia cosmica, realizzato con più di dieci miliardi di particelle e con enormi risorse di calcolo dislocate nel Regno Unito e in Germania e in particolare grazie al supercomputer Cosmology Machine (COSMA) dell’Univerità di Durham con più di 500 processori UltraSPARCIII (http://www.virgo.dur.ac.uk/).
In merito a tali ricerche, ciò che affascina maggiormente Saraceno è la componente tridimensionale delle ragnatele, spesso ignorata, ed è tale natura che egli sviluppa in 14 Billions; un’opera che si configura come l’estrema conseguenza di un precedente progetto: Galaxy Forming along Filaments, like Droplets along the Strands of a Spider’s Web, presentato con grande successo alla 53esima Biennale di Venezia (2009), e accostabile dal punto di vista formale e concettuale alle altre opere presenti nell’esposizione svedese.
Ma rispetto alle opere precedenti, aeree e sferiche, 14 Billions si sviluppa seguendo un percorso architettonico intricato, fatto di profondità fitte e impenetrabili, di spazi che si aprono per richiudersi misteriosamente su se stessi.
Per gli esperti di aracnidi non sarebbe difficile scorgere in questa forma pervasiva l’inconfondibile ragnatela a groviglio associata alla famiglia delle Theridiidae a cui appartiene la pericolosa vedova nera.
In quest’opera è difficile scorgere la levità o la ricerca di nuove proposte di architettura eco-sostenibile, tipiche di altre installazioni dell’artista; semmai si avverte lo smarrimento dell’individuo che si interroga su quello che da sempre è considerato il più grande mistero: la creazione, a cui partecipa anche l’universo con i suoi enigmi.
Riaffiora un richiamo all’antichità classica, dove la tessitura è considerata un lavoro di creazione e di parto, ed il ragno, tessendo ciò che al tempo stesso secerne, rappresenta il nesso tra creatura e creatore.
Elvira D’Angelo
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