Jake e Dinos Chapman. Il sole splenderà brillante sul vostro cadavere marcio…

Scene inquietanti, orrori e perversioni sadiche, nelle opere dei fratelli Chapman alla ProjectB di Milano. Jake e Dinos Chapman, lavorano in coppia fin dai tempi in cui ancora studenti danno vita alla storica mostra Freeze, a cui si fa risalire la nascita della young british art, insieme a  Damien Hirst e ad altri tredici studenti [...]

Scene inquietanti, orrori e perversioni sadiche, nelle opere dei fratelli Chapman alla ProjectB di Milano. Jake e Dinos Chapman, lavorano in coppia fin dai tempi in cui ancora studenti danno vita alla storica mostra Freeze, a cui si fa risalire la nascita della young british art, insieme a  Damien Hirst e ad altri tredici studenti del Goldsmiths College.Chapman1
Fin da quegli esordi il loro linguaggio artistico, così connaturato alla dimensione mediatica del linguaggio cinematografico e pubblicitario, appare ben definito per i suoi aspetti grotteschi e di stretta derivazione da una plurisecolare estetica del brutto e del disgusto, basata su un catalogo di aberrazioni teratologiche e perturbanti, col loro tipico fascino sadico, sgradevole e ripugnante.
Attraverso una frequente ibridazione e distorsione dei soggetti raffigurati, quale frutto di una vocazione per il deforme, i due artisti plasmano esseri mostruosi in cui il bello e il brutto coesistono, come afferma Schlegel, con la stessa rigogliosa ricchezza che in natura [1].
In The Return of the Repressed (1997), opera appartenente alla serie dei manichini tridimensionali, la perfezione del corpo di una bambina è corrotta da orride alterazioni morfologiche. Il suo collo e la sua testa si sdoppiano in due corpi ben distinti, ma saldamente congiunti da un’invadente e scioccante vagina, che le tiene avvinte per una guancia, come un’insolita idra a due teste o come due oscure gemelle siamesi. Una delle due gemelle, quella di sinistra, presenta il volto, dal mento alla fronte, intriso di sangue, lo stesso sangue che ne sporca il corpo e ne affonda le gambe; la sua testa è drammaticamente inclinata su un lato, mettendo, così, in risalto i lunghi capelli neri che con la loro verticalità accentuano il senso sinistro e oscuro di questa creatura demoniaca e innocente allo stesso tempo.
L’allestimento espositivo alla ProjectB è strutturato in modo tale da ripercorrere alcuni dei momenti più significativi della produzione artistica dei due fratelli, partendo dalla storica mostra londinese Sensation (1997) per arrivare sino ad oggi.Chapman2
Accanto a capolavori degli anni precedenti, come l’opera sopra descritta, i due artisti presentano Unhappy feet (2010), un plastico tridimensionale di grandi dimensioni che propone un’inedita versione della fine del mondo, in cui le vittime si trasformano in carnefici. L’idea alla base dell’opera è quella di una glaciazione che investe l’intero pianeta, portando all’estinzione tutti gli esseri viventi, ad eccezione di orsi, balene, foche e pinguini. I pinguini, in questo paesaggio desolato e apocalittico, diventati i dominatori, sopraffanno e divorano senza pietà gli altri animali.
Il valore allegorico e universale di quest’opera, la cui affermazione della sofferenza e del male è fatta risalire alla Shoah nazista, si coniuga col segno linguistico, violento e teatrale, dei due artisti, così vicino al genere splatter per il forte impatto visivo ed emotivo.ChapmanUnhappyFeet
Unhappy feet, come allude il titolo, può essere inteso, tra l’altro, come una rilettura in chiave pessimista del famoso film d’animazione 3D Happy feet, il cui messaggio subliminale era orientato al sostegno di una politica d’integrazione del diverso.
Nelle opere dei fratelli Chapman la guerra e il genocidio, privati di ogni implicazione socio politica e culturale, assumono così i toni sadici di un comune gesto schizoide e maniacale.
In The Same but Silver, rifacimento scultoreo in argento dell’acquaforte Gran impresa con morti di Goya, gli aspetti storici e funzionali della tortura e della mutilazione dei traditori, cedono il posto ad una grottesca naturalizzazione del puro gesto cruento. Come in I felt insecure in cui gli orridi strumenti per l’imbottigliamento di cervelli macellati, assemblati su un tavolo da lavoro, nella loro rappresentazione caricaturale perdono ogni aspetto terrifico per assumere il tono di una quotidianità accettata e vissuta, al pari di ogni prevaricazione sociale e mediatica, come intrinseca e connaturata all’uomo, alla sua folle creatività, al suo desiderio di sopraffazione e di violenza.

Elvira D’Angelo


[1] Si veda Sullo studio della poesia greca di Friedrich Schlegel.

 

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