L’undicesima edizione di Netmage festival si terrà a Bologna dal 20 al 22 gennaio 2011. Appuntamento internazionale ormai consolidato dedicato agli incroci fra arti elettroniche, visive, musicali e performative, Netmage 11, curato da Xing, presenta un ricco programma di produzioni e progetti offrendo un variegato scenario sulla ricerca audiovisuale contemporanea.
Il festival ha l’ambizione di offrire, grazie a un’impostazione aperta e cangiante, un anteprima sull’evolversi di un insieme multidisciplinare che incrocia le diverse ricerche provenienti dal mondo dell’arte, del design, del cinema, della musica e della performance contemporanei. L’immagine elettronica, al di fuori dei contesti specifici di produzione, è pensata da Netmage come un terreno di confronto fra i diversi potenziali della produzione culturale contemporanea.
Sede del festival saranno, come di consueto, gli spazi di Palazzo Re Enzo. Le sale affacciate su Piazza Maggiore ospiteranno diverse pratiche del live-media: concerti e azioni performative, ambienti sonori e visivi, live-cinema.
Anche quest’anno anno Netmage ospita una ventina di artisti e gruppi provenienti da Europa, Nord e Sud America, selezionati a partire da una ampia rete di contatti e di collaboratori e grazie alla diffusione di un bando internazionale – il Live Media Floor – che consente al festival di cogliere le metereologie più impalpabili dalle diverse aree del pianeta.
Parallelamente, per arricchire e consolidare la ricognizione, Netmage 11 ha scelto e affidato commissioni a una serie di artisti che saranno presentate in prima assoluta al festival.
L’undicesima edizione del festival vede ritornare al centro l’immagine cinematografica e, in particolare, riprendere le fila di un discorso che, dalle esperienze ‘classiche’ del cinema sperimentale espanso fra Europa, Stati Uniti (con Thomas Köner/Jürgen Reble e Bruce McClure) si apre sulle pratiche di generazioni più recenti coinvolgendo esponenti di spicco del panorama delle arti visive sensibili al registro sonoro, come lo scozzese Luke Fowler o il brasiliano Cao Guimaraes. Su un altro fronte si evidenzia una presenza importante di un’ala di performatività che si misura con suono e luce come nel caso di Barokthegreat/Michiel Klein, o con le qualità oggettuali del ready-made e di Fluxus del duo francese Gaëtan Bulourde/Olivier Toulemonde, o l’elettro-tecnica di Massimiliano Nazzi. Accanto a questi progetti, sul filo di una bizzarra performatività in bilico fra arti visive e musica, segnaliamo il concerto per fruste e organo di ZAPRUDERfilmmakersgroup, il live dei portoghesi Calhau! selezionati dal bando internazionale, il nuovo tv cut’n'mix primitivo di James Ferraro all’insegna del pop ipnagogico, il now-age degli statunitensi Prince Rama, e la ricerca nel passato audiovisivo carnascialesco a partire dagli archivi di Home Movies, che ritorna a Netmage con un progetto live in collaborazione con la band InZaire.
I live presentati a Netmage 11 sono nella maggior parte in prima nazionale o reinterpretati appositamente per l’occasione.
Netmage 11: ZAPRUDERfilmmakersgroup (I), Home Movis/In Zaire (I), Calhau! (P), Thomas Köner/Jürgen Reble (D), Ries Straver (NL), Massimiliano Nazzi (I), Barokthegreat/Michiel Klein (I/NL), Luke Fowler/Keith Rowe/Peter Todd (UK), Cao Guimaraes/O Grivo (BR), Gaëtan Bulourde/Olivier Toulemonde (F), Bruce McClure (USA), James Ferraro (USA), Prince Rama (USA), Pippi Langstrumpf (I).
Netmage ha affidato l‘immagine coordinata di questa edizione a Ries Straver & Crazy Horse crew.
Netmage è ideato e realizzato da Xing, network nazionale che progetta, organizza e sostiene eventi, produzioni e pubblicazioni contraddistinti da uno sguardo interdisciplinare intorno ai temi della cultura contemporanea, con una particolare attenzione alle tendenze generazionali legate ai nuovi linguaggi.
Direzione artistica: Daniele Gasparinetti, Andrea Lissoni. Sezione Performing Arts: Silvia Fanti. Bando International Live Media Floor: Lino Greco.
Netmage 11 è realizzato con il sostegno di: Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna. Media partners: The Wire, Mousse, Kaleidoscope, Edizioni Zero, Blow Up, Nero, Digicult, Alias, Il Manifesto, Città del Capo-Radio Metropolitana, Radio Città Fujiko.
PROGRAMMA
giovedì 20 gennaio
h 21.30
Massimiliano Nazzi (I) Life Kills
h 22.15
Barokthegreat/Michiel Klein (I/NL) Russian Mountains
h 23.00
ZAPRUDERfilmmakersgroup (I) Criptofonia
venerdì 21 gennaio
h 21.00
Gaëtan Bulourde/Olivier Toulemonde (F) Not every object used to nail is a hammer
h 21.00
Massimiliano Nazzi (I) Life Kills
h 22.00
Barokthegreat/Michiel Klein (I/NL) Russian Mountains
h 22.30
Calhau! (P) Quadrologia Pentacònica
James Ferraro (USA) Toilet Toad T.V. Overdrive
Bruce McClure (USA) Se Volessi Fare Un Fuoco Che Seza Dano Infuocherebbe Una Sala, Farai Cosi
Cao Guimaraes/O Grivo (BR) Live
sabato 22 gennaio
h 21.00
Gaëtan Bulourde/Olivier Toulemonde (F) Not every object used to nail is a hammer
h 21.00
Massimiliano Nazzi (I) Life Kills
h 22.00
Barokthegreat/Michiel Klein (I/NL) Russian Mountains
h 22.30
Ries Straver (NL)
Thomas Köner/Jürgen Reble (D) Camera Obscura
Home Movies/In Zaire (I) Paper Mache
Luke Fowler/Keith Rowe/Peter Todd (UK) The Room
Prince Rama (USA) I want my life back
Pippi Langstrumpf (I) dj set
SCHEDE
Intro Netmage 11
Cosa resta dopo avere esplorato per un decennio gli addensamenti, gli impasti e le costellazioni inedite nelle geografie dei suoni e delle immagini in movimento, o le scie di irradiamento della performatività, inseguendo i precedenti ancestrali di una regione audiovisiva fluttuante ai bordi di sistemi e discipline? Il live media è una forma ibrida mai destinata a stabilizzarsi, evolvendo ed involvendo, espirando ed inspirando. È fragile ma sempre disponibile ad essere interrogata e stressata. Ora restano da verificare le evoluzioni e le reazioni, le rivoluzioni e i ritardi: nelle immagini, nelle materie, nella tecnica, nei formati e negli immaginari degli artisti. Soprattutto sul senso che possono assumere combinati fra loro in una mostra/programma (altro ibrido che si interroga, propone e intrattiene).
Netmage 11 continua a chiedersi quale sia lo stato dell’immagine nell’epoca di una cultura – quella della rete – che nel 2000 potevamo solo sospettare quanto avrebbe cambiato il mondo. Questa del 2011 è un’edizione in cui si combinano sottoboschi fungosi con silenzi glaciali, affastellamenti tumultuosi con schiocchi di frusta.. tocchi, colpi e battiti divertiti, performance audiovisive balzane e sequenze di puro luce/suono, poltiglie post-televisive devastate e sfuriate sinestesiche suprematiste, escursioni nella tradizione vernacolare carnevalesca, ed incursioni nell’architettura mai esausta di interni d’albergo, ma anche video e pellicola, analogico e digitale, folclore e religione, festa e rigore.
A pensarci bene è ciò che cola e nutre l’universo della rete – umori ed elettricità. Sono comparse sulla scena cose che un giorno non avremmo mai nominato, come la gambiarra, ’sostantivo brasiliano che indica la tecnica di improvvisare e di reinventare la funzione di oggetti o elementi di fronte a improvvisi o insormontabili problemi’. Che è poi il ritratto di un mondo di auto-costruttori, di tecniche e di strumenti, inadeguati e allo stesso tempo efficientissimi come nel principio del ready-made di Robert Fillou: fatto bene; fatto male; non fatto. La sostanza è che dopo una rivoluzione tecnologica, quella digitale degli anni ‘90, si è finito per diffidarne seriamente, con il sospetto di trovarci di fronte a uno scenario di cumuli immensi di spazzatura, la nostra e quella del vicino. Ma quale immensa occasione per fare arte, e poi fermarsi a riflettere.
Una volta chiarito il processo, come suggeriscono Bulourde & Toulemonde, non ha molto senso continuare a produrre all’infinito, neanche si trattasse di pulitissimi elementi digitali. Questo Inland Empire in cui ci aggiriamo, lo spazio su disco illimitato, evoca piuttosto una figura randagista: quel Mute Dog un po’ malinconico, malconcio ma ancora fiero del proprio residuo di bio-potere incarnato, che Ries Straver ha sguinzagliato fra gli ammassi del magma internautico. Di sicuro qualcuno se ne stupirà.
Netmage offre ancora una volta la possibilità di setacciare dove i reperti evocati dalle arti immateriali si stagliano come paradigmi possibili per il presente, sfidando i pregiudizi, cercando dietro le coltri delle discipline.
Netmage trasforma uno spazio in un luogo. E quel luogo, per la durata del festival, è utopico, genera caleidoscopi di visioni e, forse, bagliori di futuri possibili. Per un festival potrebbe anche essere abbastanza; quello che ci interessa, ora, è inventare altro.
Massimiliano Nazzi (I)
Life Kills
installazione
produzione Xing/Netmage 11
prima assoluta
Massimiliano Nazzi, cerca di ritagliare uno spazio, un limbo in cui rifrangere il resto degli eventi del festival. “Nascita desacralizzata e ridotta a mera produzione di popolazione, di esseri, di elementi. Infanzia e giovinezza passate ad attendere smaniando il momento di diventare produttori di gesti vuoti ed antifunzionali. L’arbitrio e la magia della scelta, la pochezza delle possibilità e la riproducibiltà tecnica delle personalità. Le infinite possibilità che l’individuo si vede di fronte, e le stesse che se viste appena da un po’ più distante, cessano di apparire diverse e diventano interscambiabili e irrilevanti.” Questi gli elementi evocativi di Life Kills, percorso installativo – quasi un rito misterico – che Nazzi ha approntato per le retrovie superiori di palazzo Re Enzo, tra cortile d’accesso, corridoi improvvisati e sottotetto. Un percorso suddiviso in una serie di passaggi abitati da singolari presenze, confluenti in destinazioni circolari. In una schermata didattica suddivisa analiticamente da arcate a tutto-sesto si affacciano degli elementi che si muovono arbitrariamente in direzioni apparentemente casuali.
L’attenzione per l’azione singola lascia presto il posto ad una percezione diffusa di caos piatto, ritmato solo dallo scorrere del tempo e dell’inesorabile. Poi un luogo di produzione industriale, che lavora meccanicamente e senza tregua. Solo dalla vetrata, come in maternità, il pubblico può vedere i neonati. Piccoli organismi ancora informi con desideri e impulsi, che aspettano in fila di essere messi in batteria a compiere il rituale delle scelte obbligate, e poi destinati a una morte che si presagisce dall’inizio, in una storia che viene raccontata dalla fine.
Massimiliano Nazzi, artista multidisciplinare italiano, è particolarmente attivo nella composizione di musica, per lo più elettronica. Parte non secondaria della sua opera, è dedicata al riutilizzo di apparecchiature elettrotecniche, modificate per la costruzione di oggetti sonori, a metà strada tra l’installazione e la scultura, una liuteria ready-made rude e visionaria. E’ impegnato infine come fonico e compositore per alcune compagnie teatrali tra cui Korekanè. Attualmente fa parte del Teatrino Elettrico, con il quale sta sondando le possibilità creative dell’ibridazione tecnologica live.
Barokthegreat / Michiel Klein (I/NL)
Russian Mountains
audio-visual performance
produzione Xing/Netmage 11
prima assoluta
Russian Mountains è una performance audio-visiva che pone i musicisti alla guida di un veicolo d’invenzione che tende a forzare l’attenzione verso una centralità comune, punto unico di provenienza di luce e di frequenze sonore. Nato dall’incontro tra il duo italiano Barokthegreat e il musicista olandese Michiel Klein, il progetto reinterpreta i new media in modo fisico, esaltando nel dettaglio il gesto artigiano e le meccaniche del movimento umano, la simmetria e la prospettiva. Simbolismi e geometrie sono rimescolati in un’estetica del riverbero.
Barokthegreat agisce nel vasto bacino delle performing arts con una particolare attenzione verso la fisicità del suono, la radice mentale del movimento e l’architettura visiva. Diretto dalla danzatrice-coreografa Sonia Brunelli e dalla musicista Leila Gharib esordisce nel 2008 con Barok. Nel 2009 Xing gli commissiona per F.I.S.Co.09 Wrestling – intuizioni sul mondo in attesa che diventino una costruzione compiuta. Nel 2010 il duo è vincitore del Premio Mondo con The Origin, performance ideata in collaborazione con il regista londinese Simon Vincenzi per Sujet à Vif/Festival d’Avignon 08, e viene selezionato con Fidippide per Marathon of the Unexpected, nuova sezione dedicata alle esperienze sperimentali del 7° Festival di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia.
Michiel Klein musicista olandese è fondatore delle band Adept e Eklin. L’electro noise di Adept è duro e diretto, con chitarre acide, voci nervose e dark beat. Con gli Adept ha girato Europa e Stati uniti, anche come gruppo spalla dei Gossip, Health e !!!. Eklin è la nuova formazione di Klein: cinque musicisti che utilizzano la line-up tradizionale per canzoni decostruite in fantasmatici collage sonori, stranamente familiari ma sorprendentemente gradevoli. In Italia, su invito di Barokthegreat ha partecipato all’happening Wrestling.
www.barokthegreat.com
www.myspace.com/eklin
ZAPRUDERfilmmakersgroup (I)
Criptofonia
concerto per farfisa, fruste e microfoni remotati
farfisa: Francesco ‘Fuzz’ Brasini
microfoni ed elettriche: Mattia Dallara
fruste: Monia Mirri, Gianmarco Rontini, Alberto Sportelli, Andrea Foschini, Crissel Piovaccari, Sonia Righini, Armando Calderoni
ideazione e regia: David Zamagni e Nadia Ranocchi
produzione: Zapruder
Dal greco kriptòs (nascosto, segreto) e foné (suono, voce), Criptofonia è ellissi, ossimoro e climax sonoro al contempo. Un concerto per fruste ed organo in cui la melodia generatrice rimane celata, sommersa, sottratta, ma allo stesso tempo moltiplicata. Sette suonatori di frusta restituiscono la traccia ritmica di una polka trasmessa loro in cuffia che rimane, però, una presenza inaudibile ed inaudita. Il fantasma, la memoria armonica, della polka si somma a droni e testure sonore create dall’organo farfisa, moltiplicandosi fino alla saturazione. Portata all’eccesso, l’evocazione ritmica della melodia matriciale giunge alla propria completa auto-disgregazione.
David Zamagni e Nadia Ranocchi, registi e filmmaker, vivono e lavorano a Roncofreddo. Insieme sono gli autori dei progetti di ZAPRUDERfilmmakersgroup (composto da David Zamagni, Nadia Ranocchi e Monaldo Moretti, con la collaborazione sonora di Francesco ‘Fuzz’ Brasini) impegnandosi dal 1998 nella pratica della produzione di pellicole fuori formato e nella creazione di particolari dispositivi per la visione e l’ascolto. L’artigianalità raffinata del gruppo ha dato vita a singolari esperienze visive e sonore che sono allo stesso tempo teatro incorporeo e cinema incarnato. Una parte considerevole del lavoro di Zapruder è svolta nell’ambito del nuovo cinema e del teatro di ricerca italiano attraverso numerose collaborazioni (Motus, Fanny & Alexander e Romeo Castellucci / Socìetas Raffaello Sanzio). I lavori di Zapruder sono stati presentati e premiati in autorevoli festival tra cui la Biennale del Cinema di Venezia, Oberhausen Kurzfilmtage, Biennale de l’image en mouvement Ginevra, Steirischer Herbst Graz, Transmediale Berlin, Netmage Bologna, Milanesiana, Santarcangelo Festival, Contemporanea Festival Prato, Kunsten Festival des Arts Bruxelles, Uovo Festival Milano, Festival d’Avignon, Art Fall Ferrara.
Gaëtan Bulourde/Olivier Toulemonde (F)
Not every object used to nail is a hammer
performance
prima italiana
Cosa vuol dire essere abili? Cosa è fatto bene e cosa è fatto male? Nel 1989 l’artista Fluxus Robert Filliou ha dato una risposta semplice e complicata a queste due domande, una risposta che riduceva le possibilità di critica all’assurdo: fatto bene = fatto male = non fatto. Fillou aveva realizzato 3 oggetti con un calzino rosso e una scatola gialla: uno ben fatto, uno mal fatto e uno che proprio non era stato fatto. L’insieme costituiva un nuovo oggetto, ben fatto. A sua volta questo nuovo oggetto veniva accostato ad un altro oggetto mal fatto e ad uno non fatto; dal suo punto di vista si trattava di un ulteriore oggetto ben fatto. E così via. Alla fine, per mancanza di spazio, ha smesso di produrre arte ben fatta. In Not every object used to nail is a hammer Gaëtan Bulourde e Olivier Toulemonde, performer, musicisti e artisti visivi francesi, trasferiscono questo principio alla serie di: un martello, tre chiodi, un piano di lavoro; ma soprattutto mettono l’accento sulla creazione dell’opera che, in quanto attività, ovvero performance, diventa opera in sé. E il suono creato mentre si produce arte diventa musica concreta. Secondo Fillou un artista deve essere buono a nulla per essere bravo in tutto.
Gaëtan Bulourde artista francese, vive e lavora a Bruxelles. Dopo gli studi di matematica e chitarra classica, ha suonato il basso con diverse rock band e formazioni di musica sperimentale e ha poi maturato un interesse per le arti visive e la danza.
Dal 1998 ha sviluppato progetti tra danza, teatro e performance sia in solo, come Pfuuf ou le bout de la langue (2004) e TV News Hasselt (2006), che con altri collaboratori come Already Made (2010) con Valérie Castan e Werner Hirsch, e Not every object used to nail is a hammer (2008) con Olivier Toulemonde. Come danzatore e performer ha collaborato tra gli altri con Meg Stuart, Xavier Le Roy, Marco Berrettini, Martine Pisani, Thomas Lehmen, Christian Rizzo. Come musicista ha dato vita al solo di basso e chitarra Bionik e ha partecipato a Sleaze Art, la formazione di 7 bassi e chitarre del compositore Kasper Toeplitz.
Olivier Toulemonde musicista, vive e lavora a Berlino. Nel 1993 ha co-fondato il Collectif Ishtar con altri 20 musicisti e danzatori, e l’anno successivo è entrato nel Collectif et Compagnie. Suona musica di improvvisazione con oggetti acustici e corde amplificate: lavora sull’ascolto, la ricerca del suono e la relazione tra suono e spazio. Oltre che con Bulourde, ha collaborato con Nicolas Desmarchelier, Michel Doneda, Christine Sehnaoui, Mathias Forge, Agnes Palier, Jack Wright. I suoi ultimi lavori sono The Sound Metallurgy Trade Union con Arnaud Paquotte (2009), Seismograph (2008), Empty Factory (2008), e il pezzo radiofonico Mosquito (2009). Toulemonde ha creato quindici soundtracks per i video dell’artista Muriel Toulemonde, presentati internazionalmente. Il suo ultimo disco è Crickxstraat (con Agnès Palier / FFHHH records).
www.bulgaet.book.fr/marteau
www.olivier-toulemonde.com
Calhau! (P)
Quadrologia Pentacònica
audio-visual performance
prima italiana
Quadrologia Pentacònica è un’opera audiovisiva basata su una proiezione monocanale che condensa quattro originali in 16mm seguita da un qualcosa che è come l’eco di una colonna sonora; una composizione musicale suonata dopo la proiezione come sua estensione, senza alcuna immagine al di là dei musicisti che performano. La musica è un incrocio di effetti da vodoo psichedelico (generati da strumenti elettronici autoprodotti) e canti portoghesi dolci e gutturali, con testi che nascono da sogni-drone e dagli scheletri disarticolati di un russare da fado che va finalmente a dormire Calhau! E’ il nome dietro cui si celano i progetti musicali e visivi del duo portoghese Marta Ângela e Joao Alves, insieme dal 2006. I loro film, poster, opere d’arte, strumenti, performance, testi, concerti e musiche sono un mix di voodo portoghese e roboanti pulsazioni di chincaglieria, tenuti a regime da un sentimento di condivisione e d’amore. Esaltanti e, allo stesso tempo, terrorizzanti: grotte di carta argentata, stalagmiti, tricchetracche, scherzoni, farse, barbe lunghe, abiti impossibili a mezzo fra Lygia Clark, Joan Jonas e lo sciroppo alla menta, il tutto accompagnato da suoni affascinanti e ipnotici quanto preoccupanti.
www.einsteinvoncalhau.com
James Ferraro (USA)
Toilet Toad T.V. Overdrive
live-media
prima assoluta
in collaborazione con Bozar Cinema / Centre for Fine Arts, Brussels, a cura di Xavier Garcia Bardon James Ferraro è senza dubbio la capigliatura più incredibile mai vista a Netmage in undici anni di attività. Ma è anche una delle creature più strane, contraddittoriamente coerenti, adorate e detestate nel panorama musicale e visivo dell’underground statunitense. Ferraro lavora da più di un anno ad un film: Toilet Toad T.V. Overdrive, e finalmente lo presenta a Netmage in anteprima. Come potremmo definire quello che abbiamo visto finora e il suo immaginario visivo più in generale? Forse pop ipnagogico, qualunque cosa diavolo possa voler mai dire? Forse. Ma non ne siamo troppo sicuri.
James Ferraro è metà The Skaters (indimenticabile l’ipnotico live sul Vampiro della Cineteca di Roland Lethem nel 2008, insieme a Spencer Clark), forse metà di Lamborghini Crystal, e per un’altra metà ancora un musicista solista che oltre a gestire New Age Tapes si diletta con i nomignoli più vari (e tutti rappresentano ottimamente il suo mondo musicale: Newage Panther Mistique, Acid Eagle, Demon Channels, Liquid Metal…) nelle produzioni più oscure e irreperibili e nei formati più disparati (VHS, CDr, tapes…). La fortunata definizione di hypnagogic pop, frutto della mente inventiva di David ‘Volcanic Tongue’ Keenan, lo incarna pienamente, se per pop ipnagogico pensiamo ad una ambient new age schizoide e malaticcia, ad atmosfere attraversate da urla di figuri sbalestrati e cantilene stonate di grulli del paese insieme a stramberie in cui si incontrano la nobile tradizione della musica di Hanna & Barbera, i videogame scemi, il circuit bending più radicale e scampoli di cut’n'mix televisivi primitivi da travellers sotto acido.
Bruce McClure (USA)
Se Volessi Fare Un Fuoco Che Seza Dano Infuocherebbe Una Sala, Farai Cosi
live-cinema
prima italiana
Se Volessi Fare Un Fuoco Che Seza Dano Infuocherebbe Una Sala, Farai Cosi è una performance di live-cinema che Bruce McClure ha rielaborato per Netmage 11. “Posso dirvi che nel 1999 ho fatto uno spettacolo in Italia in una casa privata (Via Cardinale di Lucca venerdì 26 novembre 1999) e ho tenuto il programma che ho scritto all’epoca. Lo spettacolo era
intitolato Il Mio Botolo: Cerniera Lampo. Quell’antico programma recitava: Sì, cercando di allontanarmi dal teatrocinematografico, senza uscirne completamente, mi sono trovato al confine, in una zona di 3,5 mm di larghezza che vaall’infinito. In verità è stata una spinta polemica contro la proposta di fare musica senza suono con immagini in movimento.Lanciando frastuoni con una piramide di luce orizzontale che potrebbe essere il suo mulino a vento. I Miei Botoli abbaiano emorsicano lo spazio mentre il tempo viene mordicchiato. Il suono viene dal sistema ottico sonoro. Molti hanno paura di unospazio buio. Con la privazione di suono sarebbe intollerabile! Ci sarebbero soltanto i rumori dell’intestino. I segnali che esconodal proiettore sono trattati con effetti a pedale in una matrice temporale e vengono mandati agli altoparlanti. E’ moltoimportante un volume piuttosto alto per fare una serata musicale, uno spettacolo di canzoni e balletti condotto sulla base diuna tenue trama narrativa.”
Bruce McClure è di formazione architetto e artista visivo, vive e lavora a New York ed è uno dei rari esponenti della tradizione di un expanded cinema aggiornato alle tensioni del mondo dell’arte visiva e della musica, provenienti dal nordamerica. Ha lavorato con John Cage, riconosce l’importanza per il suo percorso di Ken Jacobs, ed è fin dalle origini della sua ricerca interessato all’approccio al movimento e alla visione di Marcel Duchamp (dal cinema ai Rotorieliefs). Benché il suo lavoro sia stato esposto a livello internazionale in musei e gallerie sotto forma di film e installazioni, ha trovato spazio attraverso indimenticabili performance soprattutto nell’ambito del cinema sperimentale. Ha realizzato una serie di live e di installazioni con proiettori modificati (a differenza di molti autori di live con pellicola, McClure interviene direttamente sulla macchina di proiezione, stravolgendone la funzionalità) e altri accorgimenti autoprodotti che producono proiezioni di luci e di forme geometriche in assonanza con le modalità del cinema sperimentale struttura più radicale, ma dove suono e immagini si associano in crescendo che vanno dalle cadenze tipicamente minimali dell’avanguardia fino quasi alla tradizione della tecno analogica più rigorosa. Ogni live prevede l’uso di pedali, di effetti e di loop, che McClure suona in modo da interagire con il lavoro di aggiustamento delle lenti che fa sui proiettori.
Cao Guimaraes/O Grivo (BR)
live-media
prima europea
Esponenti di spicco del panorama delle arti visive sensibili al registro sonoro, i brasiliani Cao Guimaraes/O Grivo, sono invitati a presentare un live-media a Netmage in collaborazione con il festival Multiplicidade di Rio de Janeiro.
O Grivo è un progetto artistico e musicale creato nel 1990 a Belo Horizonte da Marcos Moreira Marcos e Nelson Soares. La ricerca di O Grivo è segnata dall’ossessione dell’utilizzo di oggetti non convenzionali, meccanici o elettrici, domestici e modificati, se non auto-costruiti, per la produzione di suoni. Allo stesso tempo O Grivo esplora le proprietà del suono, sia nella sua fase di generazione, sia in quella di riproduzione. O Grivo ha mostrato le proprie opere sotto forma di performance (o di installazioni) soprattutto in Brasile, nell’ambito di festival ed eventi musicali, in gallerie e musei e, recentemente, alla ventottesima edizione della Biennale di São Paulo.
Cao Guimarães è artista visivo e cineasta e vive e lavora a Belo Horizonte. Tanto le sue installazioni quanto i suoi film – a cavallo fra cinema sperimentale e documentario – sono stati presentati in gallerie, musei, festival e centri d’arte a livello internazionale, in festival come il Sundance, Cannes, Rotterdam e Locarno o in musei come la Tate Modern di Londra, il Reina Sofia di Madrid e il Guggenheim di New York. Cao Guimarães osserva la realtà e la cultura brasiliana con un sguardo documentaristico che si concentra sulla capacità delle persone comuni di reinventarsi per sopravvivere e di risolvere ogni problema con soluzioni semplici, creative ed efficaci. La gambiarra - sostantivo brasiliano che indica la tecnica di improvvisare e di reinventare la funzione di oggetti o elementi di fronte a improvvisi o insormontabili problemi – si trova così al centro degli interessi di Cao Guimarães, che è giunto al punto da dedicarle nel 2008 il cortometraggio Mestres de gambiarra, opera che ritrae tre persone provenienti da ambiti completamente diversi – un neuroscienziato, un profeta ed un tecnico di un laboratorio biologico – alle prese con la quotidianità della gambiarra.
www.myspace.com/ogrivo
www.caoguimaraes.com
Ries Straver (NL)
Mute Dog.
Loffa
produzione Xing/Netmage 11
Sei tra quella moltitudine che non sa e non sarà mai in grado di schioccare le dita con la mano sinistra?Sei mai stata costretta a cambiar sesso per nascondere una gravidanza indesiderata?Ti è mai venuto il colpo della strega, facendo saltare il cane, ridendo a crepapelle, e godendoti per la prima volta la vita dalgiorno in cui tua moglie misogina ti ha tirato in faccia la spazzola per pulire i vetri?
Quante volte ti sei seduto sulle ginocchia di un nemico per ficcargli una carota in gola solo per renderti conto che quel nemicoera completamente dentro di te, e con quella carota ti stavi soffocando?Alle volte la vita ti tratta come un calzino sporco. Abbassi la testa e la mandi giù? O combatti per un futuro migliore? Questa èla storia di un uomo che ha fatto proprio questo.
Troppo piccolo per un ruolo da noce, non abbastanza spinoso per fare l’anacardo, una mandorla, piuttosto.
All’amorevole memoria di Trombetta Mandorla
Mi sento come un cane che non riesce ad abbaiare.
(Gareth Broadbent)
Ries Straver, videomaker e regista olandese, vive in Italia. Il suo lavoro spazia tra la documentazione dell’attimo e la narrativa basata su ideazione e sceneggiatura. Ha scritto, prodotto e diretto decine di film commissionati o auto-prodotti, che hanno ottenuto importanti consensi per le sfumature uniche tra riferimenti culturali e humour. Della sua produzione ricordiamo Crocodiles in Venice, mockumentary proiettato fuori concorso al Festival di Venezia, F*ck Television, autoritratto trasmesso da Blob, Empedocles, che è entrato nella collezione permanente del PARK4DTV Moving Images di Amsterdam. I suoi lavori sono stati presentati in esposizioni collettive al MoMA di San Francsico, Centre Pompidou di Parigi, la DDD Gallery a Osaka, l’Italian Cultural Institute di Londra. Il linguaggio visivo di Ries Straver è una miscela eclettica di immaginari pop corto-cricuitati, che si riferisce in modo ambiguo al documentarismo e alla produzione video amatoriale, con una forte enfasi sul suono. Attualmente Ries Straver dirige il Video Department di Fabrica, Benetton Communication Research Center, in cui lavora su concept di narrazioni multi-piattaforma alla guida di un team internazionale di filmakers e videoartisti. A Netmage 11 presenta il suo nuovo corto Loffa, che è parte integrante dell’immagine di questa edizione del festival di cui è ideatore assieme alla Crazy Horse crew.
Thomas Köner/Jürgen Reble (D)
Camera Obscura
live-media
prima italiana
L’universo è costituito in gran parte da una materia scura, non percepibile. Camera Obscura è una porta per entrare in quel mondo. La fonte visiva del live è costituita da circa 25.000 scansioni ad alta risoluzione di ‘chemiogrammi’ in 16mm che Jürgen Reble ha prodotto nel 1995 nell’ambito del film Instabile Materie, creati lavorando sulla trasformazione chimica della materia. Il montaggio finale è realizzato dal vivo con un laptop, in maniera associativa: un viaggio dentro un universo di sali cristallizzati, in cui ritmi e strutture continuano incessantemente a ricombinarsi fra loro generando le fisionomie più inaspettate. La musica di Thomas Köner accompagna questa sequenza di morfogenesi affondando la verticalità della proiezione in un ambiente orizzontale e pervasivo, in cui memoria, premonizione e presente si sovrappongono.
Thomas Köner, di formazione musicale, è artista multidisciplinare interessato alle potenzialità di combinazione delle esperienze sonore e visive. È una delle figure di spicco della musica elettronica internazionale, definito negli anni ‘90 il pioniere della techno isolazionista, sulla base dei suoi live e dei lavori in solo pubblicati dalla storica etichetta Mille Plateaux.
Per un certo periodo è stato anche riconosciuto nella scena club oriented per Porter Ricks, progetto di musica techno a due mani con Andy Mellwig. Köner lavora con il suono (soprattutto con le basse frequenze), realizza video, installazioni, ma anche film e remix, ed ha pubblicato più di settanta cd fra solo, collaborazioni e compilation, producendo otto colonne sonore e musica per installazioni commissionate, fra gli altri, dal Centre Pompidou di Parigi, la Hayward Gallery di Londra, il Walker Art Center di Minneapolis e la Staatliche Kunsthalle di Baden-Baden. Il suo lavoro video si è aggiudicato premi presso Ars Electronica, Transmediale e Rotterdam Film Festival. Köner torna a Netmage dopo la prima partecipazione nel 2000 con Yann Beauvais e Jürgen Reble e quella nel 2004, in solo e insieme al suo maestro Asmus Tietchens, riuniti nel progetto Kontakt der Jünglige.
Jürgen Reble è un cineasta sperimentale attivo con performance di expanded cinema, installazioni e film. Dissoltasi l’esperienza del collettivo Schmelzdahin (che comprendeva lo stesso Reble, cineasta, Jochen Lempert, fotografo e Jochen Mueller, chimico) – autori dal 1978 al 1989 di una quarantina fra film e performance concentrati prevalentemente sull’alterazione della materia-cinema – Reble intraprende un percorso individuale più vicino ad un cinema in prima persona ed autobiografico. Il suo lavoro cinematografico espanso si inscrive nel segno della dissoluzione della materia cinema in un’esperienza di scomposizione e di decomposizione in tempo reale in cui, partendo dal found footage e ricorrendo all’intervento di agenti chimici sul supporto, emerge un’estetica dell’instabilità e dell’incessante mutazione. L’immaginario di Reble, sospeso fra magia ed alchimia, è fatto di immagini instabili e precarie, più vicina ai processi mentali dell’instabilità onirica che alla stabilità presunta del medium cinema tradizionalmente inteso. Reble ha presentato live o installazioni in festival e musei come il MoMA di New York, l’Auditorium del Louvre di Parigi, il Filmmuseum di Amsterdam ed il Walker Art Center di Minneapolis.
www.koener.de
www.filmalchemist.de
Home Movies/In Zaire (I)
Paper Mache
live-cinema
produzione Xing/Netmage 11
prima assoluta
Un’immersione nell’archivio rivela un mondo sommerso e allucinatorio, Paper Mache, dove la presenza umana è soffocata da titani e demoni di cartapesta. Girate dal 1956 al 1967 con una cinepresa 8mm a colori dal cineamatore bolognese Alessandro Mantovani, le immagini del carnevale di Viareggio sono state fatte riemergere (l’intero fondo filmico è conservato dall’associazione Home Movies) e rimontate da Mirco Santi, Francesco Serra, Salvo Ridolfo e Michele Giovannini. Dal potenziale dell’immaginario di un’epoca che combinava ancora dimensione onirica e tradizione della fiaba, nasce questa riscrittura live che vedo coinvolto il quartetto musicale In Zaire. L’interpretazione sonora di questo stupefacente mondo carnevalesco è quindi affidata alle variazioni di una composita ed eterodossa formazione di musicisti.
Home Movies, l’archivio nazionale del film di famiglia, coordina e cura, oltre alle attività di ricerca, conservazione e restauro, la regia e il montaggio di numerose installazioni video e antologie di film di famiglia avvalendosi del contributo performativo di musicisti elettro acustici. Fra i vari progetti audiovisivi e work in progress basati sul riutilizzo di immagini da archivi si segnalano Catherine, Circo Togni Home Movies, Stilllivilngrooms. Paper Mache nasce dalla collaborazione fra Mirco Santi, Francesco Serra, Salvo Ridolfo e Michele Giovannini: Mirco Santi vive e lavora a Bologna ed è co-fondatore dell’associazione Home Movies e collabora con il laboratorio di restauro cinematografico La Camera Ottica. Realizza film riutilizzando materiali filmici amatoriali, cura regia e montaggio di numerose installazioni video e antologie di film di famiglia avvalendosi del contributo performativo di musicisti elettro acustici e ha preso parte per la prima volta a Netmage nel 2002. Fra i vari progetti audiovisivi e work in progress basati sul riutilizzo di immagini da archivi Catherine, Circo Togni Home Movies, Stilllivilngrooms. Francesco Serra vive e lavora a Bologna, è chitarrista e compositore autodidatta ed è ideatore del progetto audio/video Trees Of Mint che porta avanti da oltre dieci anni. Collabora con Home Movies dove si occupa prevalentemente di sonorizzazioni live e colonne sonore per film amatoriali in formati substandard. Salvo Ridolfo vive e lavora a Bologna e ha suonato come batterista-percussionista in diversi progetti musicali tra cui Painting Void e Trees Of Mint. Attualmente è impegnato in un progetto solista fra elettronica e sperimentazione sonora. Michele Giovannini è architetto, vive a Bologna ed è una delle menti di Homework, collettivo bolognese punto di riferimento in Italia per le autoproduzioni digitali. L’alter-ego Micamat cura architetture musicali in equilibrio fra noise, ambient e, nel 2010, in collaborazione con Homemovies, ha curato la sonorizzazione dal vivo del progetto Homework Music 4 Homemade Movies al Dancity Festival.
In Zaire è un quartetto psichedelico-tribale che coinvolge i membri del duo G.I. Joe, Claudio Rocchetti e Stefano Pilia, entrambi avvicendatisi nel corso degli anni sulle scene di Netmage con vari progetti musicali (3/4HadBeenEliminated, OLYVETTY,…). In Zaire nei suoi live trasporta il pubblico in un viaggio psichedelico, benché la loro musica non sia solo psichedelica. Il quartetto esplora le vie di un coinvolgente mix dub-funk di ritmi e di percussioni tribali di ispirazione nera, con melodie elettro-indiane di basso, voci arabe-psichedeliche e suoni introspettivi di ascendenza minimale.
www.homemovies.it
www.myspace.com/inzaire
Luke Fowler/Keith Rowe/Peter Todd (UK)
The Room.
live expanded cinema and sound work
prima italiana
The Room è un progetto generativo che vede la collaborazione tra due filmmaker/artisti visivi, Luke Fowler e Peter Todd, con il musicista Keith Rowe, in un live musicale che accompagna due film 16mm. La prima versione di The Room è stata presentata nel 2008 alla Tate Modern di Londra nell’ambito di Expanded Cinema for Rothko durante la grande retrospettiva su Mark Rothko. La seconda presentazione ha avuto luogo in occasione della mostra Cornelius Cardew and the Freedom of Listening al CAC Bretigny, e la terza al festival Play a La Casa Encendida di Madrid nel 2010. Netmage 11 ne ospita la quarta
tappa, che si configura come un inedito che si genera a partire dall’esperienza e dai dialoghi precedenti. The Room è un progetto di collaborazione fra artisti, una ricerca che ruota intorno all’entità della stanza. Spazi prevalentemente non abitati ma portatori del residuo di attività umana, o sentiti come archivi di eventi storici o quotidiani, di attività artistiche, di effetti ed affetti personali, e di casualità. In molti casi i tre sono stati attratti dalla specifica qualità acustica delle stanze: frequenze nascoste, fenomeni sonori, voci interne ed interferenze, movimenti di luci. Ognuno ha lavorato in modo indipendente nel processo di costruzione dell’opera: ad ogni nuova presentazione si aggiunge una nuova stanza, filmata sia da Fowler che da Todd, con una Bolex caricata con bobine da 3 minuti; nella stanza avvengono interventi che si adattano alla specificità del luogo e del contesto; Keith Rowe reinterpreta dal vivo l’ambiente visivo con lunghi assoli di chitarra. The Room prende così la forma di un affascinante artificio in cui la topografia di un edificio impossibile sfuma i confini e riattraversa spazi storici e personali, tra sublime e quotidiano.
Luke Fowler vive a Glasgow e si è imposto nel mondo dell’arte contemporanea per i suoi ritratti di esperimenti sociali radicali del passato come What You See is Where You Are At (2001) sulla Kingsley Hall negli anni ‘60 e Pilgrimage From
Scattered Points (2006) su Cornelius Cardew e la Scratch Orchestra. È stato fra gli artisti della Tate Triennial nel 2006, nel 2008 ha vinto il primo Jarman Award e nel 2010 il Contemporary Art Society Annual Award for Museums. Ha avuto personali alla Serpentine Gallery di Londra, presso IMO a Copenhagen, e al Kunsthaus di Zurigo. L’opera A Grammar for Listening (in collaborazione con Eric La Casa, Lee Patterson e Toshiya Tsunda) è stata presentata al Festival Internazionale del Cinema di Rotterdam ed è parte di The British Art Show 7.
Keith Rowe è pittore e chitarrista. A metà degli anni ‘60 Rowe è stato fra i fondatori di AMM, gruppo di improvvisazione libera ed è considerato il padre dell’improvvisazione elettroacustica. Nella sua ricerca la pittura è fonte di ispirazione delle performance musicali. Suona chitarre preparate, con un’attitudine quasi chirurgica, con le tecniche più disparate: stese su un tavolo e manipolate con il corpo per ottenere sonorità stranianti, oscure e aliene; intervenendo sugli strumenti con oggetti (carte di credito, gomme per cancellare, molle, ventilatori portatili, pinzette e rifiuti vari..) e incorporando trasmissioni radio in diretta, trasmesse alle corde della chitarra e di lì diffuse direttamente dagli amplificatori.
Peter Todd è stato uno dei membri fondatori dell’artist-run-space Ayton Basement a Newcastle Upon Tyne nei tardi anni ‘70 (sede poi trasformatasi in Basement Group, che ha co-fondato e che nel corso del tempo è diventato prima Projects UK e oggi Locus +). E’ conosciuto per i suoi progetti collaborativi, come curatore di cinema e come cineasta sperimentale.
Prince Rama (USA)
I want my life back
live-media
prima assoluta
La musica dei Prince Rama per I want my life back, live-media realizzato ad hoc per Netmage 11 con la collaborazione del video maker Greg St. Pierre è vibrante e persino epica. Draga nei cascami delle tradizioni psichedeliche e post-hippie, frantumando insieme con eleganza celestiale mantra d’ispirazione Krishna, colonne sonore horror, rap sbilenco e Kate Bush sotto peyote, in un ruggito estatico di percussioni, voci, bassi ed elettronica.
La leggenda vuole che i Prince Rama siano nati fra i vapori ed i calori invernali delle paludi della Florida dove coccodrilli, manufatti precolombiani, mangrovie e pinete convivono confuse in un ecosistema impeccabile. Prince Rama in persona avrebbe sussurrato la rivelazione nelle orecchie di Taraka Larson, Nimai Larson e di Michael Collins nell`estate del 2007, spingendoli ad abbandonare il mondo Hare Krishna di Gainesville dove erano cresciuti da ragazzini, per spostarsi a Boston e frequentare la SMFA (School of the Museum of Fine Arts). È lì che durante un work-study program Taraka è incappata nel percorso dell’architetto ed artista visionario Paul Laffoley che ha poi incontrato e con cui ha lavorato per i quattro anni successivi. I concerti di Prince Rama intanto prendevano la forma di live scanditi da ascendenze psichedeliche ed olistiche, serratissimi nei ritmi, molto energetici ed imbevuti di universi di folklore – più immaginifici che strettamente religiosi – in cui si addensavano eredità di musica cosmica, riferimenti ai primi Gang Gang Dance ed un immaginario stravagante. Dopo Threshold Dances, la serie di registrazioni casalinghe pubblicate dall’etichetta inglese Cosmos e Zetland, è stata la volta di Architecture of Utopia, il disco direttamente ispirato dalle architetture utopistiche e dai modelli topocosmici dei dipinti di Paul Laffoley, che ha portato il trio a suonare al Palais de Tokyo di Parigi nella stanza dedicata alle opere di Laffoley stesso nell’ambito della mostra collettiva Chasing Napoleon. Il trio si è poi trasferito a Brooklyn, e ha scritto e registrato (apparentemente nel capanno di proprietà del nipote di Kurt Vonnegut ed in una chiesa infestata del 1875) Shadow Temple,prodotto con l’aiuto di David Portner (Avey Tare) e Josh Dibb (Deakin) degli Animal Collective, uscito su Paw Tracks. Prince Rama sono stati in tour con Magik Markers, Black Mountain, The Cave Singers, Fuck Buttons, The Super Furry Animals e recentemente, con gli ospiti di Netmage 08 Black Dice e Growing; hanno suonato al PS1 e al New Museum di New York.
www.princerama.com
Pippi Langstrumpf (I)
dj set
La ragazza che ha rubato il nome di Pippi Langstrumpf, dopo aver ricevuto l’illuminazione Drexciyana nel 2003, è l’artista visiva e performer Chiara Fumai. Ispirata dall’ironia dell’italodisco e dal lato più oscuro della techno, Langstrumpf seleziona con cura pezzi old school basati su atmosfere sintetiche con scuola mista con beat acidi, terroristici e sporchi. Membro della Electric Indigo’s Female Pressure dal 2005, ha incendiato gli animi dei luoghi più disparati, fra squat, feste, club, rave, gallerie, e centri d’arte in Europa e in Cina. Nel 2006 Langstrumpf è stata la prima dj italiana a suonare in Cina (Impulse Festival) e nel 2007 è stata selezionata alla Red Bull Music Academy di Toronto, dove ha consolidato i trucchi del mestiere della produzione sotto la guida di Marco Passarani e Theo Parrish. Nel 2008 ha fondato l’etichetta di dance metal Dischi Bellini, con cui ha pubblicato il suo manifesto digitale La Chiesa di Pippi Langstrumpf, e che sta attualmente pubblicando materiale di Nakion, Fratelli Riviera, Ultron, Club Silencio e di Pippi stessa. Attualmente basata a Milano, non è mai stata ad Ibiza.
www.myspace.com/mybeardedpippi
:: ::
Sede: Palazzo Re Enzo, Piazza Nettuno – Bologna
Date: 20/21/22 Gennaio 2011
Orari: Si legga il Programma dettagliato sopra riportato
Autori: James Ferraro, Barokthegreat/Michiel Klein, Massimiliano Nazzi, Gaëtan Bulourde/Olivier Toulemonde, Calhau!, Bruce McClure, Cao Guimaraes/O Grivo, Ries Straver, Thomas Köner/Jürgen Reble, Home Movies/In Zaire, Prince Rama, Pippi Langstrumpf, Luke Fowler/Keith Rowe/Peter Todd
Biglietti: Giovedì 20 Gennaio: 10 euro; Venerdì 21 Gennaio: 15 euro; Sabato 22: Gennaio 15 euro
Note: Progetto di Xing
Info: Tel. 051.331099 | www.netmage.it | www.xing.it | info@xing.it
Ufficio Stampa: Xing Bologna: Tel 051.331099 | mob 339.1503608 | pressoff@xing.it | Xing Milano: elenabari@xing.it
Genere: Collettiva, Dj Set, Musica Elettronica, Performance, Videoarte, Videoinstallazioni
:: ::
Tag:Electronic Art Festival, Installazioni, performance
SCHEDE