Una collezione di disegni che tratteggiano il profilo della nostra Italia, così come appare negli occhi di uno straniero che vive la sua esistenza da eterno migrante. Il MACRO mette in scena il lavoro di Dan Perjovschi, artista attivo dagli anni ‘90, che, dopo aver decorato con le sue immagini dissacranti le pareti di mezzo mondo, invade la Sala Enel del museo romano, per raccontarci qualcosa in più su noi stessi.
Le opere di Dan Perjovschi, nato a Sibiu, in Romania, nel 1961, sono ideate e realizzate appositamente per i luoghi che le ospitano, destinate a scomparire nel giro di una manciata di settimane, in seguito a un’attenta riverniciata, ma puntano a rimanere impresse molto a lungo nella mente di chi le guarda.
Perjovschi appartiene alla discendenza di Lautrec, Daumier, Grosz, autori che hanno usato la semplicità graffiante del disegno per ritrarre il bello e, soprattutto, il brutto delle loro epoche, lasciando trasparire in ogni loro lavoro un alone d’ironia cinica, che è vero marchio di fabbrica.
In un panorama artistico che sfrutta sempre meno il potenziale della grafica dura e pura Perjovschi rappresenta un’eccezione.
Cresciuto sotto il sanguinoso regime dittatoriale di Nicolae Ceaucescu quest’artista possiede la forma mentis di chi ha vissuto la libertà d’espressione come un risultato difficile da raggiungere, un traguardo conquistato con fatica, e non senza qualche caduta lungo il percorso.
Perjovschi è autore dotato di uno sguardo cristallino capace di penetrare la superficie, e dal carattere combattivo di chi intende l’arte come qualcosa d’irrimediabilmente politico.
Osservando l’enorme lavoro del MACRO, in realtà una composizione di vignette, che possono essere facilmente isolate e decontestualizzate, senza perdere la loro veemenza e il loro senso, quasi ci si stupisce della semplicità delle linee, e della chiarezza delle idee che veicolano.
Il segno infantile ricorda più i graffiti preistorici che il tratto d’Accademia, nella quale, comunque, Perjovschi si è formato; ma non c’è nulla d’arrangiato o naïf in quest’artista profondamente convinto dell’unione indissolubile di estetico ed etico.
George Grosz, altro grande autore con una ferrea formazione accademica alle spalle, amava ripetere come la sua più grande ambizione artistica fosse recuperare lo stile disegnativo dell’infanzia, poiché l’unico adatto a raccontare la realtà delle cose senza abbellimenti di sorta, con la violenza che ricercava.
Perjovschi riesce, quasi un secolo dopo Grosz, a ritrarre un panorama confuso, arido, sull’orlo di mille rovine, ma incapace di prendersi sul serio fino in fondo, con un tratto talmente chiaro da evocare più le grida di un antico strillone, che un racconto sussurrato alla maniera dei TG di oggi.
Nel comporre l’opera per il museo romano Dan Perjovschi considera tutti i fattori che intervengono a dare un volto all’Italia d’oggi: religione e politica, economia ed ecologismo, e colpisce dritto nel segno rappresentando un Paese che prende a calci se stesso, manifestandosi come unica causa dei suoi stessi mali.
Particolarmente toccato dal tema dell’immigrazione l’autore ironizza sul vizio tutto italiano di confondere i rumeni come lui con i componenti del popolo Rom, e l’ancor più nociva tendenza a considerare il diverso inevitabilmente dannoso, lo straniero eternamente estraneo.
Mentre realizza il suo lavoro Perjovschi guarda alla più immediata attualità, le rivolte nel Magreb e il rischio bellico, le donne che riempiono le piazze nelle manifestazioni, e trae spunto da ciò per muovere i suoi pennarelli.
Ammirando le pareti del MACRO scorgiamo quello che possiamo osservare ogni giorno sui giornali, o semplicemente aprendo la finestra, ma lo vediamo con occhi diversi, lo riconsideriamo, e, forse, riusciamo a comprenderlo meglio.
L’opera di quest’artista venuto dall’Est a parlarci del nostro Paese non è uno specchio, che ingannevolmente rivolta la nostra immagine, concedendoci solo la verosimiglianza e mai la realtà, ma un invito a superare le rappresentazioni di noi stessi per guardarci da fuori, con uno sguardo rinnovato e più vicino al vero.
Chiara Cartuccia
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Sede: MACRO – Via Nizza - Roma
Date: 5 Febbraio – 12 Giugno 2011
Orari: Dal Martedì alla Domenica dalle ore 11.00 alle ore 22.00. Chiuso il Lunedì
Domenica 24 e Lunedì 25 Aprile, in occasione delle Feste Pasquali, il museo è aperto con il consueto orario e la tariffazione vigente
Autori: Dan Perjovschi
Curatore: Teresa Macrì
Biglietti: Il 21 aprile 2011 per il 2764° Natale di Roma l’ingresso è gratuito. Intero: € 11,00 – Ridotto: € 9,00. Per i cittadini residenti nel Comune di Roma (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza): Intero € 10,00 – Ridotto € 8,00. La biglietteria chiude un’ora prima
Note: Evento promosso da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali
Info: Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00) | www.macro.roma.museum
Genere: Personale, Performance, Graffiti
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SCHEDE