dal 28.5 al 7.6.2011 :: Verso Zenit / blublauerspazioarte, Alghero

Il 28 maggio 2011 inaugura Verso Zenit, mostra d’arte contemporanea che vede protagonisti i lavori recenti di Roberta Fillippelli, Gianni Nieddu e Enrico Piras. La mostra, curata da Daniela Cotimbo, avrà luogo dal 28 maggio al 7 giugno  2011 negli spazi  della galleria Blublauerspazioarte di Alghero.
Concepita come una tripla personale, Verso Zenit mette insieme le [...]

Il 28 maggio 2011 inaugura Verso Zenit, mostra d’arte contemporanea che vede protagonisti i lavori recenti di Roberta Fillippelli, Gianni Nieddu e Enrico Piras. La mostra, curata da Daniela Cotimbo, avrà luogo dal 28 maggio al 7 giugno  2011 negli spazi  della galleria Blublauerspazioarte di Alghero.
Concepita come una tripla personale, Verso Zenit mette insieme le ultime esperienze di tre artisti la cui ricerca, pur nella manifesta diversità di forme e procedimenti, sembra accomunata da un ultimo intento, la ricerca di un altrove come luogo di convergenza degli infiniti itinerari possibili.
Roberta Filippelli (1967) espone la serie fotografica Lavinia è Monica; un’indagine fisionomica che partendo dai tratti caratteristici del suo personaggio, Lavinia, cerca di rintracciarne i presupposti umani, quelli che sembrano invece caratterizzare Monica. Lavinia e Monica dunque, come si evince dal  titolo, sono la stessa persona e tuttavia noi ne riceviamo sensazioni differenti. L’artista esaspera questa diversità attraverso il trattamento dell’immagine. Nella foto che la ritrae di profilo, la protagonista appare avvolta in un aura pittorica; ricorda, per i suoi accentuati tratti somatici, il celeberrimo doppio ritratto dei duchi di Urbino di Piero della Francesca. Il suo profilo si staglia con evidenza su uno sfondo blu, quasi immateriale, un blu che ricorre nell’opera di Roberta, un richiamo a quella trascendenza di cui l’arte, in senso ampio, si fa portavoce. La seconda fotografia ritrae invece Monica/Lavinia frontalmente, come congelata in un’espressione grottesca ed enigmatica, guarda fissa di fronte all’osservatore come a volerlo interrogare. Il suo vestito velato lascia intravedere i particolari dei seni. L’immagine ci dice, attraverso le sue sottigliezze, molto di più riguardo a Monica, la donna Monica, il suo vissuto, la sua storia. Ma chi è allora il personaggio ritratto? Si tratta di un ritratto di genere, dell’indagine su un individuo o piuttosto di proiettare la propria visione soggettiva, quella dell’artista prima, quella dell’osservatore poi, di cogliere tratti simili nella diversità, di arrivare all’essenza di questo viso così espressivo? Probabilmente può trattarsi di tutte e tre queste cose messe insieme, qui Roberta ci mostra, come in precedenza aveva fatto con altri lavori, la possibilità di proiettarsi al di fuori di sé, in quello spazio intermedio di messa a fuoco dove si intersecano le soggettività, in un gioco che continua a rinnovarsi e che non si esaurisce mai una volta per tutte.
Roberta Filippelli nasce ad Alghero nel 1967 dove vive e lavora.  Artista multimediale, passa con disinvoltura da opere di grandi dimensioni ( 2003 ”splaash vibrating waves” -2005 “blau step medusa”,  per l’aeroporto di Alghero ), alla fotografia ( 2008 1° premio “visioni sulla costa” regione Sardegna – 2008 umido sacchetto a cura di Manuela Gandini,  2009 scatti di routine a cura di Daniela Cotimbo ) all’illustrazione ( 2006 dialosien siresien a cura di Valerio Dehò – 2008 Pibù testimonial per la lega ambiente della campagna contro il nucleare in Sardegna – 2009 finalista a pubblicinvasioni  Potenza ). Dal 2000 anima blublauerspazioarte ad Alghero.
Gianni Nieddu (1957) ci presenta invece una serie di dipinti intitolata Gesti. In essa, vari elementi, che si tratti di sagome dalle connotazioni umane o segni di carattere più astratto, interagiscono direttamente con lo spazio della superficie pittorica di cui appaiono diretta conseguenza; immersi nella tela bianca, questi elementi sono connotati da una tensione che li protrae al di là dello spazio della rappresentazione. Sono per lo più di segni lineari (realizzati con lapis, colore o con il bianchetto) tesi verso l’esterno della tela, spesso in opposizione con forme concluse e limitanti. Le sagome umane, ridotte a mera stilizzazione grafica, manifestano le conseguenze di un’umanità alle prese con la perdita di ogni ragione individuale, soggetti esistenziali di una ricerca collettiva. Tale natura condivisa, si manifesta particolarmente in alcune opere della serie dove questi agglomerati umani sembrano affannarsi in un moto convulso, senza però aver ben chiare le coordinate verso cui orientarsi, muovendosi in direzioni anche contrastanti ma pur sempre caratterizzate dalla stessa affannosa ricerca, da gesti e attitudini simili. Il tema del viaggio verso un altrove psicogeografico è rimarcato da elementi quali i palloncini che sfuggono verso l’alto o la barchetta nera che viaggia lungo una direttrice piatta, incapace di orientarsi nel mare delle possibilità. Tutti questi universi si affacciano nell’opera di Nieddu in maniera misteriosa, epifanie improvvise, sottotraccie di una sensibilità che attraverso l’arte cerca le sue vie di fuga, in cui il gesto non è mera rappresentazione ma elemento dinamico di reciprocità con il circostante.

Enrico Piras, "cowboys dont cry". Fotografia

Il lavoro di Enrico Piras (1987), intitolato Building on ruins, è un’opera complessa che prevede numerosi elementi declinati in due percorsi parralleli che si intersecano.
Su un tavolo, realizzato in maniera approssimativa con cavalletti e assi  trasversali, l’artista dispone le documentazioni che hanno caratterizzato la sua ricerca. Come dei veri e propri diari di viaggio, Piras testimonia le sue esplorazioni nelle periferie sarde alla ricerca di ruderi appartenenti ad aree dimesse; un videoproiettore  proietta  una collezione di documentari e video amatoriali in cui si mette in risalto il controverso rapporto tra uomo e lo stereotipo della natura selvaggia: si tratta per lo più di video di safari, panorami esotici, scenari da epopea western. Sulla parete, un dittico di fotografie il cui titolo è “Cowboys don’t cry”, vede un individuo intento nell’emulare le gesta di un cowboy mettendone in risalto il carattere ironico e grottesco. Il titolo è rimarcato dalla stampa, posta in basso rispetto alle foto, che riprende testualmente l’omonimo film western-trash, proprio a voler sottolineare la natura fittizia, cinematografica, evocata  in relazione alla concretezza che sembra invece caratterizzare il dittico. Infine, poggiati tra il pavimento e la parete, una tavola di legno e un vetro (anch’essi reperiti durante le esplorazioni), due immagini che fanno parte di un vecchio libro di zootecnica con particolari anatomici di un cavallo e un poster arrotolato di un panorama tropicale. Attraverso questo paragone tra attitudine quotidiana e immaginario consolidato Piras ci mostra come l’esperienza non ha una natura statica ma si plasma a seconda dei contesti, può in ogni momento trasformarsi in luogo di cognizione sensibile e intelligibile, nuovo ponte proteso verso quello zenit che caratterizza l’esistenza nella sua complessità.

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Sede: blublauerspazioarte – via morandi – Alghero
Date: 28 Maggio – 7 Giugno 2011
Orari: Tutti i giorni dalle ore 18.30 alle ore 21.00
Vernissage: 28 Maggio, ore 19.00
Autori: Roberta Filippelli, Gianni Nieddu, Enrico Piras
Curatore: Daniela Cotimbo
Note: Evento promosso da BluBlau Associazione Culturale, Società Umanitaria centro servizi culturali Alghero,  Azienda Agricola Antonella Ledà d’Ittiri, Cafe Latino wine cocktails and food bar, Altro Mercato commercio equo e solidale
Info: Tel. +39 339843208 | blublauer@gmail.com
Genere: Collettiva, Arte Contemporanea, Fotografia

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