L’Arts Santa Monica di Barcellona invita a sperimentare la prima retrospettiva della coppia artistica formata da Christa Sommerer e Laurent Mignonneau. Sperimentare sì, perché senza la partecipazione del pubblico l’esposizione non prende vita.
L’esposizione Sistemi vivi, curata da Josep Perelló e Irma Vilà con la collaborazione scientifica di Ricard Solé, raccoglie cinque opere di due degli artisti più riconosciuti e innovatori nel panorama internazionale della media art e interactive art.
Sviluppando interfacce interattive, applicate ad ambienti virtuali, Sommerer e Mignonneau affrontano temi come l’ecologia, la vita artificiale e le scienze complesse in cui lo spettatore attiva opere attinenti allo studio dei sistemi vivi.
Nei loro progetti si rintracciano, infatti, le teorie e i modelli di base che regolano il comportamento e l’evoluzione della vita, ma è la mano del visitatore che, come un soffio vitale primordiale, attiva, modifica e regola il meccanismo di una biodiversità virtuale e così, come dovrebbe essere per quella reale, spetta a lui proteggerla, alimentarla e preservarla.
Tutta dello spettatore-creatore, dunque, la responsabilità di salvaguardare le forme di vita che popolano il percorso espositivo, forse un invito alla riflessione sulla condizione ecologica attuale, auspicata anche dall’ambiente espositivo, un circuito buio dove le opere rimangono distanziate tra loro come esortazione a prendersi il tempo necessario per meditare.
Seguendo le tappe di un iter pensato per far pensare, ci si incontra subito con Eau de Jardin, un’installazione interattiva ispirata alla dualità tra la realtà rappresentata e la realtà virtuale riflessa nell’acqua dei Nimphéas di Monet, dove alcune piante acquatiche naturali pendono dal soffitto di fronte a un grande schermo; quando il visitatore si avvicina e accarezza le piante una tecnologia di sensori fà si che sullo schermo abbia luogo la nascita e la crescita di una pianta virtuale, corrispondente al riflesso di quella sfiorata, originando un paesaggio determinato dalla scelta e dall’azione dell’utente.
È poi la volta di Life Spaces II un’interfaccia grafica con uno schermo di proiezione attraverso la quale il visitatore, inserendo stringhe di testo, dà vita a creature virtuali, i caratteri digitati formano il codice genetico delle forme di vita generate che determina le possibilità di sopravvivenza e le caratteristiche di condotta, inoltre il visitatore può nutrire gli abitanti dello schermo somministrandogli caratteri mediante un editor di testo, garantendone o meno la sopravvivenza e la capacità di riproduzione.
Con Phototropy, proiettando la luce di una lanterna su uno schermo, si può scegliere di foto-alimentare o di uccidere per sovraesposizione alla luce, sciami di insetti digitali, mentre in una posizione privilegiata del percorso circolare dell’esposizione, che rievoca la centralità dell’elemento acquatico nell’evoluzione della vita, si incontra A-Volve, un’installazione che per mezzo di uno schermo tattile permette di disegnare sagome che poi prendono vita, agendo autonomamente secondo le caratteristiche della forma e situandosi all’interno di un habitat costituito da uno schermo sommerso in qualche centimetro d’acqua, immergendovi le mani si può poi decidere di proteggere la creatura dai predatori o stabilire un contatto, osservandone il comportamento.
Infine Mobile Feelings, un’istallazione che mediante microelettrodi permette a più utenti di scambiarsi a distanza dati corporali come il battito cardiaco o la respirazione, si distingue dalle precedenti opere perché indaga sulla rinuncia dei sensi e dell’intimità che l’uomo moderno ha accettato in cambio di una nova mobilità e connettività, ma in fondo è anche un invito a continuare a investigare, in modo più ampio, le similitudini tra le leggi complesse che regolano ogni forma di vita.
Eleonora Scherini
:: ::
Date: 1 Giugno – 25 Settembre
SCHEDE