GENOMA CONTEMPORARY / Spazio Punch, Venezia

Tra gli Eventi collaterali della Biennale di Venezia la mostra Genoma Contemporary, curata da Oriana Carrer, si presenta come un organismo metamorfico, che supera i confini geografici delle diverse proposte artistiche.

Tra gli Eventi collaterali della Biennale di Venezia la mostra Genoma Contemporary, curata da Oriana Carrer, si presenta come un organismo metamorfico, che supera i confini geografici delle diverse proposte artistiche; mettendo inoltre in gioco una stretta relazione tra il livello di realtà materiale dell’opera d’arte e quello della sua immaterialità ideale, che il pubblico è chiamato ad esperire.

Stefano Mitrione, “Virtualgeo: op029sm11”, installazione interattiva. Particolare della stazione informatica dotata di software EasyCube

Nella suggestiva cornice post-industriale del ex complesso Dreher trova provvisoria e condivisa dimora un ristretto gruppo di artisti contemporanei, che lavorano in maniera molto diversa fra loro: l’unico elemento che li accomuna sembra essere proprio tale principio di differenziazione. Da qui la definizione di Genoma Contemporary, dall’idea che nel patrimonio genetico singolare di ogni essere umano si rispecchi la molteplicità irriducibile del mondo: una sorta di complessa struttura molecolare che l’arte contemporanea, nella sua totale libertà d’espressione, rappresenta. Il Genoma è il corredo cromosomico contenuto in ogni singola cellula: l’esposizione di questo gruppo di artisti nell’ex padiglione del Galles è quindi metaforicamente una cellula dell’arte contemporanea che contiene i geni diversi che la compongono.
L’idea è quindi quella di presentare un genoma contemporaneo in divenire: non c’è un principio formale che sovrintende il tutto dall’esterno, così il fumettismo ingigantito da street artist di Arkiv Vilmansa convive con la figurazione radicale, satirica e dettagliata della decadente società americana nelle grandi tele di Tim Slowinski; la superficie tattile dell’architetto argentino Jacques Bedel con la gestualità di Marianne Pollock; le sculture stratificate nei fogli di cartone di Juergen Stolte con l’aereo candore della Nike in volo di Makoto Kobayashi, per citare solo alcuni dei forti contrasti di linguaggio ed espressione che si trovano in mostra.
Il principio stesso con cui sono stati selezionati gli artisti si potrebbe definire ‘genomatico’, per coniare una definizione metodologica a partire dalla mostra stessa, poiché l’evento vuole essenzialmente essere questo: l’affermazione di un nuovo metodo di ricerca e interazione, per trovare delle coordinate e muoversi all’interno del mondo dell’arte contemporanea. Gli artisti, infatti, sono stati scelti attraverso facebook, per tale ragione la mostra viene definita come un processo “virtuale reale geolocalizzato”, in cui la localizzazione geografica corrisponde inevitabilmente a quella virtuale.

Stefano Mitrione, “Virtualgeo: op029sm11”, installazione interattiva. Particolare della stazione informatica in cui grazie al software EasyCube la scultura, “Amplexus in aere”, realizzata da un bozzetto in gesso del 1894 di Pasquale Alessio Giusti, precedentemente mappata, è visualizzata in movimento all’interno di uno scenario reale

La virtualità diventa il principio attivo della Geomatic Art, sintesi di Geografia-Informatica-Arte, un ulteriore processo creativo che si sviluppa all’interno del Genoma contemporaneo e di cui è protagonista Stefano Mitrione. Lo statuto della Geomatic Art, nata a Venezia il 3 settembre 2011, su ideazione di Emilio Paolo Canavese, presidente della Virtual Geo Srl, che si occupa dell’applicazione di tecnologie avanzate al servizio dei beni culturali e ambientali, e dell’artista Stefano Mitrione, testimoniata dagli artisti presenti in mostra, ha come suo fine la promozione e la valorizzazione dell’arte del passato nel cuore del presente e in rapporto all’ambiente: il mezzo per raggiungerlo è quello dell’utilizzo di tecnologie digitali.
Si legge nel Paragrafo 6 dello Statuto che: “Geomatic Art fonda le sue origini e la sua esclusività ideativa nella volontà di perpetuare nel tempo un collegamento storico-ideativo tra epoche distanti tra loro, e tra Artisti di diversa estrazione socio-culturale. Inoltre Geomatic Art non limita le potenzialità espressive in una conclusione temporale dell’opera stessa, la quale si presuppone mai terminata affinché ulteriori elaborazioni artistiche vengano applicate alla medesima sia in epoche diverse, e sia da Artisti di diversa estrazione socio-culturale”.

L’opera di Stefano Mitrione Virtualgeo: op029sm11 è realizzata seguendo i principi della Geomatic Art, ‘opera-manifesto’ la si potrebbe definire. Il primo momento è quello del recupero, e la relazione col passato passa immediatamente il testimone ai mezzi del presente: attraverso uno scanner 3d viene completamente mappata e virtualmente riprodotta una scultura ottocentesca. Un’opera romantica, due figure classiche, scolpite in stile canoviano, avvolte in un mitico abbraccio. Il momento seguente è quello dell’ambientazione: i due si muovo su un’altalena nel vuoto del cielo, sullo sfondo di un paesaggio e con il supporto di occhiali 3D li vediamo sporgere dal video e venire verso di noi. L’autore racconta di come quest’immagine sia per lui una riflessione sui temi che da sempre sono quelli indagati dalla ricerca artistica: l’amore, la morte e il tempo, essi sono il suo patrimonio genetico universale, che rimane sempre lo stesso, pure nelle diverse combinazioni cromosomiche che la storia dell’arte e della cultura ha generato, e continua ad offrirci.
Il digitale è un arricchimento di mezzi espressivi: da un lato l’autore gioca sugli opposti effetti di rallentamento delle figure in primo piano (il passato congelato) e di velocizzazione dell’immagine sullo sfondo, in particolare negli effetti del cielo, delle nubi di passaggio e delle figurine nel parco (il presente in perpetua trasformazione); dall’altro cerca delle contaminazioni che il video rende possibili: tra l’immagine creata dall’artista e i commenti del pubblico che si sentono in sottofondo.
Il processo d’interazione che si pone come scopo ultimo della Genomatic Art è, infine, reso possibile dall’uso di un ulteriore passaggio tecnologico: con il programma easy cube lo spettatore è chiamato a rielaborare la statua virtualmente riprodotta, ruotarla, entrare nel reticolo della mappatura tridimensionale riprodotta dallo scanner, modificarne punto di vista e colore, spedirla infine al proprio indirizzo virtuale di posta elettronica.
Il processo ‘genomatico’ si compie e chi arriva soltanto per osservare diventa virtualmente uno fra gli infiniti cromosomi che compongono il sistema dell’arte contemporanea.

Milena Cordioli

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Sede: ex Padiglione del Galles UK -  Giudecca – Venezia
Date: 3 settembre – 26 novembre 2011

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