Crisi economica e siccità. Un’estate funesta, apocalittica, quella del ’76 che vede Londra schiacciata nella morsa di un caldo soffocante che dal mese di Maggio durerà sino alla fine di Agosto.
In quel clima caotico e abbacinante esplode il punk, destinato a rimanere nella memoria collettiva un movimento che ha rivoluzionato un’epoca sfidandone i tabù e infrangendone i codici socio-culturali.
“Punk, l’ultima rivoluzione” coglie appieno il fascino di uno stile innaturale [1] raccontandolo attraverso posters, grafiche, fotografie, abiti e oggetti. Uno stile radicalmente eclettico nato dalla mescolanza di più elementi stilistici tratti dalle principali controculture del dopoguerra, fuse in uno stile ben riconoscibile fatto di “ciuffi e giacche di cuoio, mocassini e stivaletti a punta, scarpe da ginnastica e impermeabili tascabili, capelli corti stile mod e andature da skinhead, pantaloni a tubo e calzini a colori vivaci, giubottini corti alla vita e scarponi anfibi, il tutto tenuto “a posto” e “fuori tempo” da adesivi spettacolari: spille di sicurezza e mollette da panni di plastica, cinghie sado-maso e pezzi di spago”[2] Uno stile consacrato dall’apparizione, nella scena musicale londinese, dei Sex Pistols, e del loro produttore Malcom McLaren.
Articolato in diverse sezioni, il percorso espositivo della Ono di Bologna ricostruisce la genesi del movimento punk proprio a partire da Sex di Malcom McLaren e Vivienne Westwood, al 430 di King’s Road, in cui si confezionavano nuove idee e nuovi capi di abbigliamento, improntati ad un’estetica nichilista che troverà espressione nell’alienazione e nell’inespressività esibita dai suoi cultori. Per passare attraverso le figure della Regina Elisabetta e del futuro Primo Ministro Margaret Thatcher, personificazioni di una politica avversa e conservatrice.
Il taglio storico della mostra è reso completo dalla sezione dedicata al proto-punk-americano con i Ramones, i New York Dolls, Lou Reed e Blondie.
Ma il punk ha rappresentato davvero l’ultima rivoluzione?
Tra le sottoculture giovanili inglesi nate nel dopoguerra, e più precisamente tra la seconda metà degli anni Cinquanta e gli inizi degli anni Ottanta, secondo un ordine cronologico, il movimento punk è effettivamente l’ultimo ad apparire dopo i movimenti teddy boy, mod, skinhead.
Tuttavia il sovvertimento dei codici linguistici che caratterizza tali movimenti rimarrà purtroppo un evento marginale rispetto alla cultura ufficiale, tale da non determinare la rivoluzione che essa avrebbe dovuto produrre. Ne sia prova l’effimera durata, e l’aura mitologica che continua ad alimentarne il fascino.
Elvira D’angelo
[1] Dick Hebdige, Sottocultura. Il fascino di uno stile innaturale, Costa & Nolan, 1983 Genova.
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Sede: Ono Arte Contemporanea – Via santa Margherita 10 – Bologna
Date: 27 Ottobre – 4 Dicembre 2011
Info: Tel. 051 26246 | www.onoarte.com
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